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Palazzo Baldeschi al Corso è, nelle forme attuali, il risultato della fusione di vari edifici che occupavano in antico l’area compresa tra corso Vannucci, via Danzetta, via Baldo, via dello Struzzo e via Baglioni. Gli eredi di Baldo – celebre giureconsulto e professore di diritto in molti atenei italiani, che nel 1369 decise di dividersi dai fratelli – incrementarono il nucleo abitativo trecentesco aggiungendo due case. Ulteriori aggiunte si ebbero nel 1480, ad opera di Pietro di Matteo, e nel 1489-96, ad opera di Sigismondo di Baldo. A partire dagli anni Settanta del Cinquecento i Baldeschi decisero di adeguare ai tempi moderni l’assetto, in larga parte ancora medievale, delle case da loro occupate. In questa occasione, da strutture slegate e morfologicamente eterogenee, le abitazioni si trasformarono in un corpo di fabbrica omogeneo e con caratteristiche di palazzo. A suggellare questi interventi fu realizzato, verso il Corso, un portale di travertino che divenne per tutti l’accesso all’edificio. Dall’esame degli elementi architettonici si ricava che l’edificio andò progressivamente trasformandosi in una sola, grande struttura, anche se suddivisa in varie unità abitative. A conferire all’insieme un aspetto unitario concorsero senza dubbio le mostre in travertino delle finestre, identiche per tutta l’estensione del palazzo, da via Danzetta a via Baldo. Sebbene manchino supporti documentari, è probabile che esse vennero realizzate nella seconda metà del Seicento, quando il Piano Nobile del palazzo fu adibito a residenza di monsignor Federico Baldeschi Colonna, nominato cardinale nel 1673, quindi camerario del Sacro Collegio (1683).

La Fondazione Perugia ha acquisito Palazzo Baldeschi nel 2002 per destinarlo a iniziative culturali ed esposizioni.

Il piano nobile è destinato alle mostre temporanee che vengono organizzate in base ad una programmazione annuale.  Lo storico immobile ospita poi  un nucleo di esposizioni permanenti allestite nei diversi piani quali:

una straordinaria raccolta di Maioliche Rinascimentali, composta da 147 manufatti provenienti da due importantissime collezioni: la Raccolta Sprovieri, di Poggio Mirteto presso Rieti, e la raccolta Frizzi Baccioni di Scarperia, presso Firenze;

la Collezione Marabottini, una donazione composta da oltre settecento opere, tra dipinti, sculture, disegni, incisioni, miniature, cere, vetri, avori, porcellane ed arredi, compresi in prevalenza tra il XVI e il XX secolo.

Dopo accurati interventi di restauro e riqualificazione il terzo e il quarto piano ospitano la collezione storica di opere d’arte della Fondazione che, compresi i vari lasciti che hanno impreziosito la raccolta negli anni, si compone di oltre 200 pezzi tra dipinti, sculture e disegni eseguiti da artisti umbri o che, comunque, in Umbria hanno operato.