Inaugurata a Palazzo Baldeschi, a Perugia, la mostra “Conoscere e amare l’Italia” che raccoglie le foto di Renato Bazzoni, fondatore del FAI. Presente il sottosegretario Ilaria Borletti Buitoni: “Un atto d’amore verso il patrimonio ambientale del nostro Paese e, nel contempo, un monito a non dissiparlo”

PERUGIA – Dagli scorci di Venezia – per l’artista città unica nel suo splendore ma anche molto fragile – fino alle Saline di Trapani. Passando anche per l’Umbria, regione protagonista di una delle sezioni della mostra di cui sono state immortalate soprattutto le varie facce della civiltà contadina in trasformazione ed i tanti paesini in stato di abbandono.

E’ il ritratto di un Paese difficile da tutelare ma facile da amare, di una Italia agricola ormai diventata industriale quello che – scatto dopo scatto – si delinea visitando la mostra fotografica Conoscere e amare l’Italia: le trasformazioni del Paese attraverso le fotografie di Renato Bazzoni, padre del FAI, organizzata dal FAI – Fondo Ambiente Italiano con il fondamentale sostegno degli Amici del FAI e inaugurata questo pomeriggio a Palazzo Baldeschi, immobile di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia. L’esposizione itinerante, che fa sosta a Perugia fino al prossimo 25 aprile dopo le precedenti tappe alla Cavallerizza di Milano, al Teatrino di Vetriano a Vetriano di Pescaglia, Lucca, al Teatro Ariston di Sanremo e al Palazzo Coelli di Orvieto, è stata aperta alla presenza di Ilaria Borletti Buitoni, Sottosegretario al Ministero dei Beni Culturali.

“Questa mostra – ha detto nel suo intervento il sottosegretario – vuole essere uno straordinario atto d’amore all’Italia alla bellezza del paesaggio italiano e, devo dirlo, anche a quanto si è fatto per rovinarlo già da allora. Quindi è un archivio enorme di grande utilità per tutti coloro che amano il paesaggio ma anche per coloro che debbono incidere sulle politiche paesaggistiche, a partire da me stessa. Il paesaggio è qualche cosa di vivo, soprattutto in Italia dove è così antropizzato e la sommessa è salvarne i linguaggi culturali, di fare in modo che chi viene in Umbria possa guardarsi intorno e dire <<sono in Umbria>> perchè raccoglie l’identità culturale di questo territorio”.

Nel suo discorso di saluto Carlo Colaiacovo, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, ente che ha collaborato alla realizzazione di questa importante iniziativa, ricordando Renato Bazzoni ha detto che “il nostro Paese non sarà mai abbastanza grato ad una personalità che ha avuto il grande merito di aver svegliato la coscienza di una nazione che, nell’euforia collettiva indotta dal boom economico, rischiava di perdere il senso delle proprie radici e di mettere a rischio il proprio paesaggio, le sue bellezze naturalistiche e il suo patrimonio storico-artistico”.

I visitatori si trovano infatti di fronte ad una sorta di fotoracconto in 300 immagini che, a partire dagli anni ’50, attraversa tutte le regioni d’Italia dove l’architetto ha viaggiato alla scoperta delle bellezze paesaggistiche tipiche di ciascun territorio testimoniando, nel contempo, gli scempi edilizi durante il boom economico e l’esplosione del turismo di massa. Per il nord, spiccano le tante immagini di Venezia e il paesaggio della Lombardia, mentre per il Sud le immagini quelle di San Vito lo Capo, le Saline di Trapani, la piazza dei pescatori di Ischia. E tanto altro materiale ancora suddiviso in sei sezioni, tra cui “Dolce Umbria”, scatti degli anni Settanta che ritraggono una regione in bilico tra passato rurale e segnali di modernità.

Come ha voluto sottolineare Nives Tei, presidente regionale del FAI Umbria, la mostra curata con grande perizia da Alberto Saibene, comprende solo una piccola parte di oltre 30.000 che Carla Bazzoni, moglie dell’architetto scomparso nel 1996, ha donato al FAI. “Tutte le immagini – ha detto la presidente regionale – sono accomunate dallo spirito critico ed appassionato di un uomo che con il suo obiettivo fotografico è riuscito a raccogliere una ricca testimonianza del patrimonio ambientale che l’Italia possiede e, nel contempo, ha messo in guardia un intero paese affinché non lo si maltratti facendolo sprofondare sotto l’eccesso di un consumismo che ha portato all’abbandono di tante piccole realtà contadine e ad un preoccupante logoramento delle città, come nel caso-simbolo di Venezia”.

Ma c’è di più. La mostra vuole offrire un ulteriore stimolo a combattere il degrado ambientale attraverso “Tu, come la vedi?”, l’iniziativa che permette di inviare attraverso il sito www.mostrabazzoni.it gli scatti che raccontano l’Italia che emoziona, che piace o quella che rattrista, dimenticata e umiliata. Per partecipare occorre inviare le specificando “L’Italia che amo” per gli scatti che emozionano positivamente o “L’Italia che non vorrei vedere” per tutti gli altri: il FAI le pubblicherà nella gallery del sito della mostra.

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